A
spasso per l’Europa. I Progetti Comenius di un Istituto comprensivo di Bologna.
Intervista a Loredana Magazzeni
Una
traccia pedagogica per gli scambi
“L’educazione nel gruppo-classe. La pedagogia istituzionale” di Aida
Vasquez – Fernand Oury, 1971, Centro Editoriale Dehoniano, è un testo
universitario fra quelli proposti dalla cttedra di Pedagogia Speciale, che gli
studenti di Scienze della Formazione Primaria ancora oggi studiano, dopo quelli
di Scienze dell’Educazione e di Pedagogia negli anni passati. E’ un libro
fondamentale dove si dà la definizione di Pedagogia Istituzionale. Leggiamo
nelle sue pagine: “un insieme di tecniche, di organizzazioni, di metodi di
lavoro, d’istituzioni interne, nati dalla prassi delle classi attive. Essa
colloca bambini e adulti in situazioni
nuove e varie che richiedono a ciascuno impegno personale, iniziativa, azione,
continuità. Queste situazioni spesso ansiogene sfociano naturalmente in conflitti
che, non risolti, impediscono contemporaneamente l’attività comune e lo
sviluppo affettivo e intellettuale dei partecipanti. Da qui la necessità di
utilizzare, oltre a strumenti materiali e a tecniche pedagogiche, strumenti
concettuali e istituzioni sociali interne atte a risolvere questi conflitti
attraverso la facilità permanente degli scambi materiali, affettivi e verbali.
La pedagogia istituzionale si può definire: da un punto di vista statico, come
la somma dei mezzi impiegati per assicurare le attività e gli scambi di ogni
ordine dentro e fuori la classe. Da un punto di vista dinamico, come una
corrente di trasformazione del lavoro all’interno della scuola. I cambiamenti
tecnici, le relazioni interindividuali e di gruppo, a livello conscio ed inconscio,
la strutturazione dell’ambiente creano situazioni tali da favorire, grazie alle
istituzioni varie e variabili, la comunicazione e gli scambi. Nella classe
(preferiremmo poter scrivere scuola) diventata luogo di attività e di scambi,
saper parlare, comprendere, decidere, ecc… saper leggere, scrivere, contare,
diventano delle necessità. Questo nuovo ambiente favorisce, accanto
all’apprendimento scolastico, l’evoluzione affettiva e lo sviluppo
intellettuale del bambino e degli adulti”.
La Pedagogia Istituzionale
propone alcune tecniche per motivare e dare senso all’apprendimento: la
corrispondenza scolastica e interscolastica, lo scambio di testi e documenti,
il giornale scolastico, i viaggi di scambio. Nello stesso tempo viene assegnata
uguale importanza agli aspetti organizzativi come la disposizione degli spazi,
la zona personale di sicurezza, l’assunzione di responsabilità, la gestione
dello spazio collettivo, il lavoro di gruppo, le classi di livello, il
consiglio di cooperativa. Queste tecniche conducono alla realizzazione di un
ambiente educativo tollerante, aperto e pluralista, dove tutte le forme di
espressione sono accolte dal gruppo per la maturazione delle qualità di
ciascuno. L’attività scolastica e la vita sociale non appaiono più come scopi, bensì
come mezzi per risolvere i problemi della classe. Al centro di questa pedagogia
è la nozione di scambio, considerata nell’accezione più estesa: da quelli del
lattante a quelli interscolastici fra classi nella scuola secondaria, grande
significato viene attribuito alla relazione e agli stili comunicativi. Per la
pedagogia istituzionale il gruppo strutturato presuppone relazioni
interindividuali e presa di coscienza dei ruoli, utilizzazione possibile dei
conflitti, attivazione di ideali comuni e del rispetto della particolarità di
ognuno. L’importanza della dimensione storica del bambino e il suo radicamento
nell’ambiente sociale sollecita una relazione collaborativa con la sua
famiglia.
Vale la pena aiutare a
ricordare che, se alcune prassi consuete come i viaggi di scambio e di
istruzione sono diventati per noi consolidati fino al punto da sembrarci ovvii,
è possibile rintracciarne l’origine e il valore pedagogico, magari conosciuti
con un altro nome oppure sotto un altro punto di vista: se oggi i viaggi di
scambio sono sostenuti e finanziati dall’Unione Europea, c’è stato un periodo
in cui erano lasciati all’iniziativa pedagogica e finanziaria di quei Comuni e
di quelle città che investivano nell’educazione. In ogni caso il viaggio di
scambio costituisce un’esperienza importante e altamente formativa, ma non
solo, come dimostra il testo di Oury, può entrare a far parte di un panorama
educativo più articolato e ricco di spunti. Il comune di Bologna ha avviato
iniziative di scambi fra scuole italiane e di paesi stranieri anche per la
scuola primaria fin dal 1982. La prima classe dell’allora scuola elementare che
partecipò a uno scambio era proprio nello stesso quartiere dove lavora oggi
Loredana, il quartiere Barca: una classe quinta della scuola Giovanni XXIII andò a Firenze, e in seguito i Fiorentini
vennero a Bologna, ospitati a Villa Aldini. Il via al progetto fu di Aureliana
Alberici, allora Assessore in procinto di trasferirsi a Roma.
Il
progetto
Loredana
Magazzeni, che è nota come poetessa, fra le più significative nella
sua città e presente nel panorama letterario nazionale, insegna all’IC 1, presso la scuola media G.
Dozza, come insegnante di sostegno. “L’Istituto Comprensivo 1 partecipa a tre
progetti europei finanziati dall’Unione Europea nell’ambito dell’Educazione del
Programma d'azione comunitaria nel campo dell'apprendimento permanente, o
Lifelong Learning Programme (LLP), che è stato istituito con decisione del
Parlamento europeo e del Consiglio il 15 novembre 2006 e riunisce al suo
interno tutte le iniziative di cooperazione europea nell'ambito dell’istruzione
e della formazione dal 2007 al 2013. Il suo obiettivo generale è contribuire,
attraverso l'apprendimento permanente, allo sviluppo della Comunità quale
società avanzata basata sulla conoscenza, con uno sviluppo economico
sostenibile, nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale,
garantendo nel contempo una valida tutela dell'ambiente per le generazioni
future. Il primo progetto Comenius dell’IC 1 è stato presentato per gli anni
scolastici 2010-2011 e 2011-12. Si tratta di un Partenariato Bilaterale che
coinvolge la scuola secondaria di I grado “G. Dozza” e la scuola “Axente Sever”
di Aiud, Romania; il titolo del partenariato è: “Mon Pays: l’Adolescence, mon
addresse: l’Union Européenne” . Questo progetto coinvolge due scuole di due
paesi diversi e si propone di formare i nuovi cittadini dell’Europa sviluppando
l’uso e l’apprendimento delle lingue comunitarie ufficiali. Esso prevede
inoltre uno scambio tra gli alunni dei due paesi finanziato interamente
dall’Unione Europea. Per preparare lo scambio gli alunni lavorano insieme alle attività
previste dal partenariato per poter, poi, realizzare un prodotto finale comune.
Questa significativa esperienza interculturale e linguistica viene amplificata
dal fatto di soggiornare in un altro paese entrando in contatto diretto con
un’altra cultura, un’altra lingua e soprattutto con la vita quotidiana,
scolastica e non, di altri ragazze e ragazzi.
Loredana
Magazzeni parla del progetto.
“Il nostro progetto prevede il
coinvolgimento di un gruppo di 15 studenti
che portano avanti, insieme ad alcuni insegnanti, un lavoro sul tema
dell’adolescenza ed il mondo dei giovani. Esso ha come obiettivo la
realizzazione di una rivista bilingue con articoli, recensioni, poesie, quiz e
giochi in lingua inglese e francese. Gli studenti coinvolti hanno ospitato i
loro compagni rumeni a maggio 2011 per 12 giorni e si sono recati in Romania
con alcuni insegnanti della scuola nel marzo 2012. Dalla nostra esperienza
diretta, ma anche da quello che hanno scritto i ragazzi nelle rispettive
riviste bilingui “L’Adolescent/Adolescentul” di Aiud e “Freedom” dell’I.C.1 di
Bologna, o rispondendo a brevi interviste, ci sono parsi uguali agli
adolescenti italiani. Amano gli stessi sport, la stessa musica, la moda, uscire
insieme la sera, cercarsi in chat e sui social network. E’ stato notato da
alcuni nostri allievi che ai ragazzi rumeni è richiesta una maggiore aderenza
alle regole formali sia in ambiente scolastico, sia nei luoghi pubblici e verso
tutti gli adulti, mentre gli italini sono
apparsi, al confronto, più chiacchieroni, più rilassati, meno “educati”, ma poi
vengono socialmente tollerate comportamenti che in Italia sono severamente
vietati (fumare nei bar, bere alcolici, randagismo animale, mendicità). Le
ragazze hanno difficoltà negli spostamenti, se abitano in piccoli centri,
perché i trasporti sono meno frequenti. Le emozioni sono fortemente vissute e
manifestate sia dalle femmine sia dai maschi (anche i maschi piangono, o si
esaltano, si baciano e si abbracciano), in generale potrei dire che si tratta
di un paese di gente “passionale” e questa attitudine si evidenzia anche nel
canto che è molto praticato e nelle danze, sia moderne sia popolari: tutti
danzano, maschi e femmine, giovani e anziani. Non conoscevo nulla della
Romania, e proprio per non andare “alla cieca” con i miei studenti, ho
trascorso 15 giorni dell’estate precedente allo scambio attraversandone in
macchina alcune regioni (Maramures, Transilvania, Banato, Bucovina, Moldavia)
assieme a mio marito, a una mia cara amica e a suo marito, Leonardo Piasere, un
antropologo fra i principali esperti italiani di cultura Rom. La Romania ci ha estasiato e
commosso. Un paese antico e verde, ricco di castelli e monasteri ortodossi. In
alcune regioni sopravvivono basiliche lignee del 1700, patrimonio dell’umanità,
mentre i monasteri sono completamente affrescati, all’interno e all’esterno,
con storie dell’antico testamento e di
imprese di eroica resistenza agli invasori turchi, delle vere e proprie
“Cappelle Sistine” rumene. Purtroppo il turismo europeo è ancora pressoché
inesistente, penso che facciano la differenza i pregiudizi che resistono
tuttora e l’ignoranza verso uno dei primi stati europei ad aprire prestigiose
università e addirittura il primo ad istituire dottorati di ricerca. L’Italia,
la lingua italiana, sono in Romania particolarmente amate. Non c’è rumeno che
non parli di un famigliare o di un amico che lavora in Italia, o della sua
stessa esperienza in Italia come un periodo di sogno.
L’Italia è un sogno di ricchezza e modernità cui ogni rumeno tende, senza
conoscere appieno le contraddizioni, le difficoltà italiane. Se sei italiano tu
sei il benvenuto e trattato da ospite di gran riguardo. L’ospitalità rumena è
sincera, immediata: in Transilvania, ad Aiud,
i colleghi o i genitori degli studenti rumeni ci hanno offerto un vino
dolce e forte che coltivano nelle loro vigne private e focacce farcite di
formaggio o verza davvero fantastiche. Le musiche popolari sono amate anche dai
giovani che frequentano corsi pomeridiani di danza e musica, oppure di pittura
su vetro per la preparazione delle tipiche icone locali. Esistono ad Aiud e ad
Alba Julia centri culturali molto attivi nell’organizzazione di mostre,
presentazioni di libri e letture di poesia, lo stesso compagno della nostra
collega rumena, Marcela Hădărig, Joan Hădărig, è poeta. Non mi aspettavo tanta vivacità
culturale, soprattutto mi sembra intollerabile che da noi, in tv o sui
quotidiani, non si parli mai della Romania, come se non esistesse, o la si citi
solo nella cronaca come luogo di provenienza discutibile”.
I
progetti futuri
“Il secondo Progetto Comenius
approvato è un Partenariato Multilaterale ed è stato presentato per gli anni
scolastici 2011-2012 e 2012-2013; esso coinvolge 6 paesi: Italia, Irlanda,
Croazia, Germania, Bulgaria, Turchia. L’obiettivo principale è accrescere la
consapevolezza di sé, della propria cultura e di quella dei paesi partner
attraverso un confronto più o meno diretto con coetanei degli altri paesi. I
ragazzi dovranno da un lato riflettere ed aumentare la loro consapevolezza di
quelli che sono alcuni aspetti della tradizione culturale italiana, dall’altro
entrare in contatto con alcuni aspetti della cultura e delle tradizioni degli
altri cinque paesi; durante questi due anni gli alunni dell’Istituto
Comprensivo 1 incontreranno gli insegnanti dei cinque paesi che li aiuteranno
ad entrare in contatto in modo esperienziale con la cultura e le tradizioni del
loro paese; alcuni insegnanti del nostro istituto a loro volta visiteranno i
cinque paesi presentando ad alunni e docenti alcuni aspetti della cultura
italiana. Inoltre gli alunni italiani potranno incontrare alcuni studenti
provenienti da questi paesi e alcuni alunni del nostro istituto effettueranno tre
mobilità: in Irlanda, in Germania e in
Turchia. Questo progetto ha inoltre come obiettivo il coinvolgimento di alunni
diversamente abili, sia nella fruizione di queste esperienze d’incontro con
alunni e docenti dei cinque paesi in Italia, sia nelle mobilità all’estero, al
fine di sperimentare nuove e più coinvolgenti strategie d’integrazione e di
apprendimento. Sarà una grande soddisfazione far “volare” alcuni nostri alunni
diversamente abili! In questi giorni sono arrivati i colleghi bulgari”.
Le
attività di preparazione
“Si è lavorato sulla figura
letteraria e popolare di Pinocchio. Con la collaborazione di docenti della
scuola primaria si è svolto un laboratorio di teatro in lingua (francese,
inglese, spagnolo) che ha messo in scena Pinocchio. Abbiamo inoltre lavorato
sulle danze popolari e sui cibi. In Germania, a Koln, le nostre insegnanti in
missione hanno presentato giochi, lavori multimediali sull’Italia, e hanno preparato
la pizza per gli alunni di una scuola
speciale partecipante al progetto”.
"Riforma della scuola" n°16