domenica 30 dicembre 2012

A spasso per l'Europa. I "Comenius" visti da Loredana Magazzeni

A spasso per l’Europa. I Progetti Comenius di un Istituto comprensivo di Bologna. Intervista a Loredana Magazzeni

Una traccia pedagogica per gli scambi
L’educazione nel gruppo-classe. La pedagogia istituzionale” di Aida Vasquez – Fernand Oury, 1971, Centro Editoriale Dehoniano, è un testo universitario fra quelli proposti dalla cttedra di Pedagogia Speciale, che gli studenti di Scienze della Formazione Primaria ancora oggi studiano, dopo quelli di Scienze dell’Educazione e di Pedagogia negli anni passati. E’ un libro fondamentale dove si dà la definizione di Pedagogia Istituzionale. Leggiamo nelle sue pagine: “un insieme di tecniche, di organizzazioni, di metodi di lavoro, d’istituzioni interne, nati dalla prassi delle classi attive. Essa colloca  bambini e adulti in situazioni nuove e varie che richiedono a ciascuno impegno personale, iniziativa, azione, continuità. Queste situazioni spesso ansiogene sfociano naturalmente in conflitti che, non risolti, impediscono contemporaneamente l’attività comune e lo sviluppo affettivo e intellettuale dei partecipanti. Da qui la necessità di utilizzare, oltre a strumenti materiali e a tecniche pedagogiche, strumenti concettuali e istituzioni sociali interne atte a risolvere questi conflitti attraverso la facilità permanente degli scambi materiali, affettivi e verbali. La pedagogia istituzionale si può definire: da un punto di vista statico, come la somma dei mezzi impiegati per assicurare le attività e gli scambi di ogni ordine dentro e fuori la classe. Da un punto di vista dinamico, come una corrente di trasformazione del lavoro all’interno della scuola. I cambiamenti tecnici, le relazioni interindividuali e di gruppo, a livello conscio ed inconscio, la strutturazione dell’ambiente creano situazioni tali da favorire, grazie alle istituzioni varie e variabili, la comunicazione e gli scambi. Nella classe (preferiremmo poter scrivere scuola) diventata luogo di attività e di scambi, saper parlare, comprendere, decidere, ecc… saper leggere, scrivere, contare, diventano delle necessità. Questo nuovo ambiente favorisce, accanto all’apprendimento scolastico, l’evoluzione affettiva e lo sviluppo intellettuale del bambino e degli adulti”.
La Pedagogia Istituzionale propone alcune tecniche per motivare e dare senso all’apprendimento: la corrispondenza scolastica e interscolastica, lo scambio di testi e documenti, il giornale scolastico, i viaggi di scambio. Nello stesso tempo viene assegnata uguale importanza agli aspetti organizzativi come la disposizione degli spazi, la zona personale di sicurezza, l’assunzione di responsabilità, la gestione dello spazio collettivo, il lavoro di gruppo, le classi di livello, il consiglio di cooperativa. Queste tecniche conducono alla realizzazione di un ambiente educativo tollerante, aperto e pluralista, dove tutte le forme di espressione sono accolte dal gruppo per la maturazione delle qualità di ciascuno. L’attività scolastica e la vita sociale non appaiono più come scopi, bensì come mezzi per risolvere i problemi della classe. Al centro di questa pedagogia è la nozione di scambio, considerata nell’accezione più estesa: da quelli del lattante a quelli interscolastici fra classi nella scuola secondaria, grande significato viene attribuito alla relazione e agli stili comunicativi. Per la pedagogia istituzionale il gruppo strutturato presuppone relazioni interindividuali e presa di coscienza dei ruoli, utilizzazione possibile dei conflitti, attivazione di ideali comuni e del rispetto della particolarità di ognuno. L’importanza della dimensione storica del bambino e il suo radicamento nell’ambiente sociale sollecita una relazione collaborativa con la sua famiglia.
Vale la pena aiutare a ricordare che, se alcune prassi consuete come i viaggi di scambio e di istruzione sono diventati per noi consolidati fino al punto da sembrarci ovvii, è possibile rintracciarne l’origine e il valore pedagogico, magari conosciuti con un altro nome oppure sotto un altro punto di vista: se oggi i viaggi di scambio sono sostenuti e finanziati dall’Unione Europea, c’è stato un periodo in cui erano lasciati all’iniziativa pedagogica e finanziaria di quei Comuni e di quelle città che investivano nell’educazione. In ogni caso il viaggio di scambio costituisce un’esperienza importante e altamente formativa, ma non solo, come dimostra il testo di Oury, può entrare a far parte di un panorama educativo più articolato e ricco di spunti. Il comune di Bologna ha avviato iniziative di scambi fra scuole italiane e di paesi stranieri anche per la scuola primaria fin dal 1982. La prima classe dell’allora scuola elementare che partecipò a uno scambio era proprio nello stesso quartiere dove lavora oggi Loredana, il quartiere Barca: una classe quinta della scuola Giovanni XXIII  andò a Firenze, e in seguito i Fiorentini vennero a Bologna, ospitati a Villa Aldini. Il via al progetto fu di Aureliana Alberici, allora Assessore in procinto di trasferirsi a Roma. 

Il progetto

Loredana Magazzeni, che è nota come poetessa, fra le più significative nella sua città e presente nel panorama letterario nazionale,  insegna all’IC 1, presso la scuola media G. Dozza, come insegnante di sostegno. “L’Istituto Comprensivo 1 partecipa a tre progetti europei finanziati dall’Unione Europea nell’ambito dell’Educazione del Programma d'azione comunitaria nel campo dell'apprendimento permanente, o Lifelong Learning Programme (LLP), che è stato istituito con decisione del Parlamento europeo e del Consiglio il 15 novembre 2006 e riunisce al suo interno tutte le iniziative di cooperazione europea nell'ambito dell’istruzione e della formazione dal 2007 al 2013. Il suo obiettivo generale è contribuire, attraverso l'apprendimento permanente, allo sviluppo della Comunità quale società avanzata basata sulla conoscenza, con uno sviluppo economico sostenibile, nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale, garantendo nel contempo una valida tutela dell'ambiente per le generazioni future. Il primo progetto Comenius dell’IC 1 è stato presentato per gli anni scolastici 2010-2011 e 2011-12. Si tratta di un Partenariato Bilaterale che coinvolge la scuola secondaria di I grado “G. Dozza” e la scuola “Axente Sever” di Aiud, Romania; il titolo del partenariato è: “Mon Pays: l’Adolescence, mon addresse: l’Union Européenne” . Questo progetto coinvolge due scuole di due paesi diversi e si propone di formare i nuovi cittadini dell’Europa sviluppando l’uso e l’apprendimento delle lingue comunitarie ufficiali. Esso prevede inoltre uno scambio tra gli alunni dei due paesi finanziato interamente dall’Unione Europea. Per preparare lo scambio gli alunni lavorano insieme alle attività previste dal partenariato per poter, poi, realizzare un prodotto finale comune. Questa significativa esperienza interculturale e linguistica viene amplificata dal fatto di soggiornare in un altro paese entrando in contatto diretto con un’altra cultura, un’altra lingua e soprattutto con la vita quotidiana, scolastica e non, di altri ragazze e ragazzi.

Loredana Magazzeni parla del progetto.

“Il nostro progetto prevede il coinvolgimento di un gruppo di 15 studenti  che portano avanti, insieme ad alcuni insegnanti, un lavoro sul tema dell’adolescenza ed il mondo dei giovani. Esso ha come obiettivo la realizzazione di una rivista bilingue con articoli, recensioni, poesie, quiz e giochi in lingua inglese e francese. Gli studenti coinvolti hanno ospitato i loro compagni rumeni a maggio 2011 per 12 giorni e si sono recati in Romania con alcuni insegnanti della scuola nel marzo 2012. Dalla nostra esperienza diretta, ma anche da quello che hanno scritto i ragazzi nelle rispettive riviste bilingui “L’Adolescent/Adolescentul” di Aiud e “Freedom” dell’I.C.1 di Bologna, o rispondendo a brevi interviste, ci sono parsi uguali agli adolescenti italiani. Amano gli stessi sport, la stessa musica, la moda, uscire insieme la sera, cercarsi in chat e sui social network. E’ stato notato da alcuni nostri allievi che ai ragazzi rumeni è richiesta una maggiore aderenza alle regole formali sia in ambiente scolastico, sia nei luoghi pubblici e verso tutti gli adulti,  mentre gli italini sono apparsi, al confronto, più chiacchieroni, più rilassati, meno “educati”, ma poi vengono socialmente tollerate comportamenti che in Italia sono severamente vietati (fumare nei bar, bere alcolici, randagismo animale, mendicità). Le ragazze hanno difficoltà negli spostamenti, se abitano in piccoli centri, perché i trasporti sono meno frequenti. Le emozioni sono fortemente vissute e manifestate sia dalle femmine sia dai maschi (anche i maschi piangono, o si esaltano, si baciano e si abbracciano), in generale potrei dire che si tratta di un paese di gente “passionale” e questa attitudine si evidenzia anche nel canto che è molto praticato e nelle danze, sia moderne sia popolari: tutti danzano, maschi e femmine, giovani e anziani. Non conoscevo nulla della Romania, e proprio per non andare “alla cieca” con i miei studenti, ho trascorso 15 giorni dell’estate precedente allo scambio attraversandone in macchina alcune regioni (Maramures, Transilvania, Banato, Bucovina, Moldavia) assieme a mio marito, a una mia cara amica e a suo marito, Leonardo Piasere, un antropologo fra i principali esperti italiani di cultura Rom. La Romania ci ha estasiato e commosso. Un paese antico e verde, ricco di castelli e monasteri ortodossi. In alcune regioni sopravvivono basiliche lignee del 1700, patrimonio dell’umanità, mentre i monasteri sono completamente affrescati, all’interno e all’esterno, con storie dell’antico testamento e  di imprese di eroica resistenza agli invasori turchi, delle vere e proprie “Cappelle Sistine” rumene. Purtroppo il turismo europeo è ancora pressoché inesistente, penso che facciano la differenza i pregiudizi che resistono tuttora e l’ignoranza verso uno dei primi stati europei ad aprire prestigiose università e addirittura il primo ad istituire dottorati di ricerca. L’Italia, la lingua italiana, sono in Romania particolarmente amate. Non c’è rumeno che non parli di un famigliare o di un amico che lavora in Italia, o della sua stessa esperienza in Italia come un periodo di sogno. L’Italia è un sogno di ricchezza e modernità cui ogni rumeno tende, senza conoscere appieno le contraddizioni, le difficoltà italiane. Se sei italiano tu sei il benvenuto e trattato da ospite di gran riguardo. L’ospitalità rumena è sincera, immediata: in Transilvania, ad Aiud,  i colleghi o i genitori degli studenti rumeni ci hanno offerto un vino dolce e forte che coltivano nelle loro vigne private e focacce farcite di formaggio o verza davvero fantastiche. Le musiche popolari sono amate anche dai giovani che frequentano corsi pomeridiani di danza e musica, oppure di pittura su vetro per la preparazione delle tipiche icone locali. Esistono ad Aiud e ad Alba Julia centri culturali molto attivi nell’organizzazione di mostre, presentazioni di libri e letture di poesia, lo stesso compagno della nostra collega rumena, Marcela Hădărig, Joan Hădărig, è  poeta. Non mi aspettavo tanta vivacità culturale, soprattutto mi sembra intollerabile che da noi, in tv o sui quotidiani, non si parli mai della Romania, come se non esistesse, o la si citi solo nella cronaca come luogo di provenienza discutibile”.

I progetti futuri

“Il secondo Progetto Comenius approvato è un Partenariato Multilaterale ed è stato presentato per gli anni scolastici 2011-2012 e 2012-2013; esso coinvolge 6 paesi: Italia, Irlanda, Croazia, Germania, Bulgaria, Turchia. L’obiettivo principale è accrescere la consapevolezza di sé, della propria cultura e di quella dei paesi partner attraverso un confronto più o meno diretto con coetanei degli altri paesi. I ragazzi dovranno da un lato riflettere ed aumentare la loro consapevolezza di quelli che sono alcuni aspetti della tradizione culturale italiana, dall’altro entrare in contatto con alcuni aspetti della cultura e delle tradizioni degli altri cinque paesi; durante questi due anni gli alunni dell’Istituto Comprensivo 1 incontreranno gli insegnanti dei cinque paesi che li aiuteranno ad entrare in contatto in modo esperienziale con la cultura e le tradizioni del loro paese; alcuni insegnanti del nostro istituto a loro volta visiteranno i cinque paesi presentando ad alunni e docenti alcuni aspetti della cultura italiana. Inoltre gli alunni italiani potranno incontrare alcuni studenti provenienti da questi paesi e alcuni alunni del nostro istituto effettueranno tre  mobilità: in Irlanda, in Germania e in Turchia. Questo progetto ha inoltre come obiettivo il coinvolgimento di alunni diversamente abili, sia nella fruizione di queste esperienze d’incontro con alunni e docenti dei cinque paesi in Italia, sia nelle mobilità all’estero, al fine di sperimentare nuove e più coinvolgenti strategie d’integrazione e di apprendimento. Sarà una grande soddisfazione far “volare” alcuni nostri alunni diversamente abili! In questi giorni sono arrivati i colleghi bulgari”.

Le attività di preparazione

“Si è lavorato sulla figura letteraria e popolare di Pinocchio. Con la collaborazione di docenti della scuola primaria si è svolto un laboratorio di teatro in lingua (francese, inglese, spagnolo) che ha messo in scena Pinocchio. Abbiamo inoltre lavorato sulle danze popolari e sui cibi. In Germania, a Koln, le nostre insegnanti in missione hanno presentato giochi, lavori multimediali sull’Italia, e hanno preparato la pizza per gli alunni di una  scuola speciale partecipante al progetto”.

 "Riforma della scuola" n°16